sexta-feira, agosto 17, 2007

Este São Tomé Que Vos Fala - Décima Primeira Sessão - A Angústia da Estupidez

Uma vez mais o meu Tomé veio até mim embrenhado de tristeza. Estou preocupado com o meu santo. Desta vez, por força da sua amargura, e fazendo uso da sua cultura milenar e da sua facilidade poliglota inspirada, claro está, pelo Altíssimo, no dia de Pentecostes, veio, pasme-se, ò leitor!, com um paleio pesado e filosófico e todo ele compilado numa doce língua estrangeira em que em três tempos me versou a que chamam, parece, "o italiano". E foi este o seu discurso, justo e exacto como sempre:

Mi sembra chiaro che in ogni vita l'attesa è inevitabile, come una cellula che constitua un corpo. Non sò però precisare se è un frutto imprevisibile di una qualunque fortuna in cui non credo, se il risultato inamissibile di un'intenzione cattiva. Gli anni passano e lentamente mi fanno diventare un vecchio. Ed io rimango senza capire il più grande mistero di tutti - L'afetto e le donne che lo circondano come chi circonda le chine delle vie per guadagnarsi servilmente il suo pane.

Chi è stato il buggiardo a dire (ad assumere, quasi, sciagurato!) che la vecchiaia è il passaporto e lo strumento del saggio?!

L'ignoranza è l'unica saggezza. Socrate aveva raggione: Essersi un saggio è assumere senza riserva l'inevitabile ignoranza di tutto. Peccato che Socrate andassi facendo l'ironico! Altrimenti avrebbe addirittura capito l'essenza pura ed esatta dell'unica verità universale:


La Stupidità Umana...